Edizione: 14. Mostra Internazionale di Architettura – Fundamentals diretta da Rem Koolas (7 giugno – 23 novembre 2014)
Titolo del Padiglione Italia: Innesti/Grafting
Curatore: Cino Zucchi
Commissario: Maria Grazia Bellisario
Catalogo: Innesti/Grafthings, 14. Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia. Padiglione Italia, a cura di Cino Zucchi, Marsilio, Venezia 2014
Nel progetto “Innesti/Grafting“, pensato per il Padiglione Italia alla 14. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (7 giugno – 23 novembre 2014), il curatore Cino Zucchi è partito dall’assunto che “l’architettura italiana dalla prima guerra mondiale a oggi mostra una ‘modernità anomala’, rappresentata dalla grande capacità di interpretare e incorporare gli stati precedenti attraverso metamorfosi continue. Non adattamenti formali a posteriori del nuovo rispetto all’esistente, ma piuttosto ‘innesti’ capaci di trasfigurare le condizioni del contesto in una nuova configurazione: un atteggiamento visto un tempo da alcuni come nostalgico o di compromesso, ma oggi ammirato dall’Europa e dal mondo come il contributo più originale della cultura progettuale italiana”.
Il progetto è stato quindi un racconto della nostra migliore architettura da un punto di vista inedito. Opere antiche, recenti e contemporanee sono state scelte con gli occhi di un botanico piuttosto che con quelli di uno storico, con modalità originali per svelare la loro capacità di unire indissolubilmente interpretazione e innovazione, materia esistente e forma futura.
La proposizione fondamentale del Padiglione, l’innesto come leitmotiv dell’architettura italiana nei secoli, è stata rappresentata sia con la lettura dei progetti esposti sia attraverso la struttura stessa del percorso espositivo e del suo impianto scenico, fino creare un unico grande ritratto dal forte impatto visivo e formale, dove ogni elemento mette in rappresentazione la tesi secondo modalità proprie.
Nella mostra del Padiglione Italia non c’è stata l’idea di un’evoluzione lineare, bensì l’esame di singoli episodi o eventi progettuali legati nel tempo da relazioni inaspettate. Se la modernizzazione ha coinvolto nell’ultimo secolo l’intera penisola, il caso di Milano è stato assunto come esemplare “laboratorio del moderno”, le cui vicende architettoniche e urbanistiche degli ultimi cento anni – ma anche alcuni momenti cardine della sua storia passata – hanno mostrato le particolari modalità assunte da progetti dalla grande carica trasformativa al confronto con la struttura urbana preesistente. Nella seconda parte della mostra sono stati esposti una serie di collage di architettura con la suggestiva rappresentazione di un grande paesaggio contemporaneo costituito da immagini di progetti recenti dove architetti di varie generazioni si sono confrontati con contesti impegnativi. Una serie di “cartoline” autografe di architetti stranieri che hanno restituito un’interpretazione sintetica della particolare condizione italiana vista da diversi angoli del mondo. Ad aprire e chiudere la mostra due segni, due “innesti” fisici nel contesto dell’Arsenale firmati dallo stesso Cino Zucchi: il grande portale arcuato dell’ingresso adiacente le Gaggiandre e una grande panca-scultura che si è sviluppata tra gli alberi nel Giardino delle Vergini.
In occasione della presentazione della mostra, il Padiglione Italia ha lanciato un invito pubblico teso a raccogliere una serie di video capaci di interpretare i luoghi della vita collettiva in Italia realizzati da studenti, persone comuni, videomaker. Una selezione di questi video ha costituito l’opera corale “Paesaggi Abitati” a cura di Studio Azzurro, volta a indagare come l’uomo interagisce con le trasformazioni dettate dall’architettura e come a sua volta le adatti ai suoi bisogni quotidiani.